Gesti vitali

 

Bruges/Belgium, November 2011



Parallelamente ai suoi studi presso l’Accademia di Belle arti di Arnhem nel 1979, Wessel Huisman ha frequentato anche la facoltà di Storia all’Università Radboud di Nijmegen, dove si è laureato con lode nel 1981 in storia economica e sociale. Si è inoltre specializzato in filosofia, filologia e sociologia empirica. Sebbene non sia mai stato uno studioso attivo in questi rami, è facile distinguere nei suoi quadri un’originale passione per il passato. Il pensare in termini di cicli temporali e sviluppi storici ha giocato un ruolo determinante nel suo rapportarsi tra passato e presente. Grazie alla sua esperienza come artista visuale ha scoperto che il coinvolgimento di tipo scientifico e la seduzione per la propria storia scaturiscono dalla stessa fonte.

Luce
Partendo spesso da vecchie foto come punto di partenza, Wessel Huisman dipinge la luce. Non è interessato nelle immagini nostalgiche in sé stesse. Nel corso degli anni ha notato che la luce nella foto e anche nei suoi quadri, gli permette di viaggiare nel tempo. Un viaggio che termina sempre nell’adesso. Come funziona? Riconoscendo, ad esempio, un gioco di luce in una foto di Jacob Olie del 1986 che lo riporta ai tempi della sua giovinezza trascorsa a Breda, nel sud dell’Olanda alla fine degli anni ’50 e che ritrova anche lungo il Fiume Rosso a nord di Hanoi nel novembre del 2008. In modo totalmente inintenzionale il passato riaffiora nel presente come un profumo a lungo dimenticato che apre la porta all’immaginazione.

La luce è così in grado di ridarci la nostra storia, non solo come ricordo, ma anche come esperienza intensa e vitale. Non solo la luce rende possibile osservare le cose, la qualità della luce è anche in parte responsabile del grado di emozione con cui si percepisce la realtà. Sono queste referenze personali, paragonabili ad un’impronta digitale in grado, dunque, di definire in notevole misura la propria percezione personale. Nonostante le fonti di partenza siano intimamente connesse con la sua storia personale, Huisman ha notato nel corso degli anni che è in grado di porre lo spettatore faccia a faccia con i propri ricordi nascosti. Fin dalla sua infanzia Huisman ha registrato varie forme di luce fino a formare nella sua memoria un vero e proprio archivio. L’osservatore che si avvicina al suo quadro sperimenta molto di più di quanto sia consapevole. Immagini e impressioni che in passato hanno lasciato un segno, vengono automaticamente richiamati alla memoria. Huisman riporta il ricordo alla realtà dell’attimo del momento.

Pittura
Lo scambio dinamico tra figurativo e astratto è ciò che più è evidente nell’opera di Huisman. La nozione del dipingere come attività e come linguaggio può essere semplicemente definita come l’atto di appore la vernice su una superficie di base. Questo linguaggio possiede una complessa e delicata grammatica che può essere applicata sia ai quadri astratti sia ai quadri figurativi.  L’unica differenza tra i due tipi di raffigurazione risiede nel fatto che un dipinto astratto fa da referente solo a sé stesso o ad altri dipinti astratti, mentre un’opera figurativa rimanda soprattutto ad un’altra realtà tridimensionale. Questo dà l’illusione di poter vedere ciò che è. Secondo Huisman questa individuazione è uno degli aspetti più importanti del dipinto; un dato con cui ama giocare. Accanto all’immagine figurativa aggiunge superfici e accenti per permettere al dipinto di acquisire ritmo, movimento e profondità oltre a creare una nozione di equilibrio e stabilità.
Huisman fa uso di una tavolozza limitata di colori, il colore viene spalmato strato su strato.
Questo è un processo che può durare mesi o addirittura anni.  Per dare vita alle sue immagini si serve di fotografie, ma alla fine quello che davvero gli importa è la realtà del quadro. In questo modo intende convenientemente opporsi al diluvio di immagini digitali. Contro la liscia e patinata immagine stampata presenta la ricca e pregna profondità della sua corteccia di colore. Come l’architetto Natalini in uno dei suoi cataloghi scrive: dove la fotografia raffigura la realtà. La sua arte pittorica è in grado di spingersi fino a sotto le superfici dell’apparenza per ispezionare la materia e i tempi di illuminazione, espandendo così la narrazione.

Significato
Scioccare il pubblico non è certo l’intenzione di Huisman che non è un moralista; un’abitudine irritante di molti artisti che si nascondono dietro il cosiddetto engagement. Molta arte contemporanea necessita di una dettagliata spiegazione che permette a molti critici d’arte e storici di assurgere al ruolo di oracolo. Troppo spesso il prodotto finale è una gretta illustrazione di una misera idea che vorrebbe sostituire un’opera autonoma. Al contrario, Huisman non nutre nessuna intenzione di ingannare il suo pubblico ma lo rispetta e lo prende sul serio. Desidera rasserenarli e si sforza di instaurare un contatto che fluisce da rispetto e compassione. Investiga inoltre se sia possibile, senza ritornare alle tecniche e raffigurazioni del passato, dipingere la quiete e la consistenza intrinseca che sperimenta nei ritratti di Hans Memling, in alcuni panorami di Sisley e Pissarro e nelle xilografie di Hiroshige. Ricerca le costanti nell’arte pittorica, in cui le pitture funerarie etrusche del V secolo a.C. rivestono la stessa importanza dell’opera di Mondriaan e alcuni costruttivisti russi. Huisman non segue una tradizione solo per il gusto della mera tradizione, ma si serve della ricchezza del linguaggio pittorico che accresce con le sue esperienze personali.
Appena dopo aver concluso il suo studio all’Accademia delle Belle Arti di Arnhem, è stato nominato direttore aggiunto presso lo stesso istituto. Da quel momento in poi ha esposto più volte nei Paesi Bassi e soprattutto in Germania, Italia, Belgio e Svizzera. Dal 2006 lavora full time come pittore e i suoi quadri hanno trovato un posto in tutto il mondo.

Dr. Giovanni Teixeira de Mattos, reporter e analista, specializzato in misurazioni della luce.